Descrizione
dall’introduzione
Uno degli aspetti ancora da approfondire nell’ambito della ricerca storica relativa agli anni del centrosinistra italiano, che può essere considerato un caso di studio di quella che è stata definita la guerra fredda culturale, è il ruolo svolto da Fabio Luca Cavazza nel convincere i vertici dell’amministrazione Kennedy a rimuovere il veto degli Stati Uniti sull’apertura a sinistra. Cavazza – tra i fondatori della rivista «il Mulino» (1951) e dell’omonima casa editrice (1954) – con l’avvio della guerra fredda riuscì a costruire un forte legame con le élite intellettuali statunitensi, impegnate, sul piano ideologico-propagandistico, nella crescente contrapposizione tra Stati Uniti e Unione Sovietica. […] Inquadrato in un contesto più ampio, questo contributo si propone di arricchire di nuovi elementi il dibattito sulla guerra fredda in Italia e in Europa, mettendo in discussione la teoria che considera gli intellettuali «vicini» al mondo americano una categoria sistematicamente coinvolta nelle operazioni culturali della CIA.
Al contrario, la maggior parte di essi portarono avanti in piena autonomia, sulla base dell’anticomunismo intellettuale, i loro progetti culturali e politici, arrivando, a volte, a influenzare, come nel caso di Cavazza, personalità e istituzioni d’oltre oceano che animarono la guerra fredda culturale. Dal 1945 in poi, il dibattito sulla definizione delle linee guida della politica estera USA nei confronti dell’Italia coinvolse diversi «attori locali» come: riviste e case editrici, istituti di cultura, sindacati e leader politici anticomunisti, uomini dei media, organizzazioni non governative e la Chiesa cattolica. L’azione americana venne, quindi, modellata e modificata in relazione ai rapporti con questi soggetti e non semplicememente elaborata e direttamente emanata dalle alte sfere del governo americano. Questo prova che i rapporti transatlantici non si articolarono in maniera unilaterale, ma che l’Italia e gli USA si condizionarono reciprocamente e mescolarono le loro strategie negli anni della lotta al comunismo.
Francesco Bello ha da poco conseguito il titolo di dottore di ricerca in Storia della Società Europea presso il Dipartimento di Studi Umanistici dell’Università “Federico II” di Napoli. Ha pubblicato diversi saggi, in lingua italiana e straniera, sull’attività di Fabio Luca Cavazza e sulla diplomazia culturale messa in opera dell’amministrazione Kennedy.
Ha partecipato, inoltre, a conferenze in Italia e all’estero vincendo un Rearch Grant del Roosevelt Studies Center e il Global Scholars and Diversity Grants della Society for Historians of American Foreign Relations.
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