Descrizione
La cultura teatrale produsse, tra il Cinquecento ed il Seicento, straordinarie “macchine” e, tra le più apprezzate dal pubblico, c’erano quelle ideate per portare sulla scena elementi naturali di dimensioni sconfinate, come il mare, il cielo o le più alte vette montagnose. Lo stupore, il senso del “meraviglioso” che all’epoca generarono nello spettatore è qualcosa che non fu più possibile riprodurre, ma i sofisticati o elementari “ingegni” che avevano riempito i palcoscenici in età rinascimentale e barocca non smisero, da allora, di occupare, con maggiore o minore intensità, le scene teatrali, fino ai nostri giorni. Questo studio, oscillante tra la tradizione e la viva attualità di alcune specifiche forme rappresentative, si può considerare una piccola conferma di come l’arte teatrale sappia in sé custodire tutta la propria storia, con i propri strumenti ed i propri linguaggi poetici, continuamente rinnovandoli e spingendoli verso una futura vita scenica.
Eleonora Parascandolo, architetto specializzato nel campo della scenografia, cultore della materia nel settore scientifico disciplinare ICAR 16 (Architettura degli Interni e Allestimento), svolge attività di didattica integrativa presso il Corso di Scenografia del Dipartimento di Architettura – DiARC dell’Università Federico II di Napoli. Nell’ambito dello stesso Corso, fa parte del gruppo di ricerca Skenographia, che studia le convergenze teoriche e metodologiche tra le discipline dell’Architettura e della Scenografia. Ha collaborato alle attività del TUM! Teatro Universitario Mobile dell’Ateneo Federico II di Napoli. Ha realizzato, inoltre, allestimenti urbani, e scenografie in produzioni video per il web.
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